Il fotovoltaico con Accumulo sta prendendo sempre più piede. Ma facciamo un passo indietro.
Con la nascita del fotovoltaico, abbiamo avuto una vera e propria rivoluzione dal punto di vista economico-energetico. Ma la domanda è “Fotovoltaico sì o fotovoltaico no”? Ormai tutti gli italiani che sono venuti a conoscenza del fotovoltaico si stanno chiedendo questo. Fino a qualche tempo fa uno dei dubbi più ricorrenti e che spingeva la gente a diffidare dall’impianto solare era: cosa facciamo quando non c’è sole, di notte o più semplicemente la sera quando inizia ad imbrunire?
E già, che cosa si può fare allora?. Alcuni di noi sapranno già come funziona un impianto solare fotovoltaico tradizionale. I pannelli ricevono l’energia solare dai raggi, la assorbono e la commutano in energia elettrica attraverso un trasformatore, successivamente la distribuiscono nel proprio impianto domestico. L’energia prodotta in più viene immessa nella rete elettrica pubblica e venduta al proprio gestore di servizi energetici. Non male no? Risparmio e ci guadagno. Ma non è sempre tutto oro ciò che luccica e ben presto i primi possessori del fotovoltaico si sono trovati davanti ad un dato di fatto, quello di cui parlavamo prima: ma quando c’è poco sole o la sera come facciamo ad avere energia elettrica?
Eh già, il binomio “risparmio e ci guadagno” che fine fa quando la fonte di energia non c’è? Ma soprattutto se non produco energia elettrica con cosa mi alimento? Fino a qualche decennio fa c’era ben poco da fare: in assenza di sole era necessario acquistare l’energia dal proprio gestore di servizi energetici perdendo così ogni vantaggio apportato dal possedere un sistema fotovoltaico.
Ogni buon proprietario prima di fare una scelta importante come quella del fotovoltaico si farà un po’ di conti in tasca e, calcolatrice alla mano, vede ben presto che il risparmio sulla propria bolletta non è sempre tale da giustificare i costi per l’installazione e la manutenzione dell’impianto. Questo perché il prezzo di vendita dell’energia prodotta dal fotovoltaico è inferiore a quello di acquisto di energia dalla rete del gestore di servizi energetici. Quindi nella bolletta a conti fatti il risparmio non sarà poi così tanto se si dovrà spendere di più per acquistare energia di quanto si guadagna nel venderne. Certo un po’ di risparmio ci sarà naturalmente perché durante la giornata e specialmente nei giorni assolati le abitazioni si alimenteranno esclusivamente con l’energia prodotta dai pannelli. Ma pensiamo anche a questo: quando è che usiamo di più l’energia? Di giorno o di notte? Luci di giorno se ne vedono poco, soprattutto appunto se c’è il sole. Televisioni ne vanno di meno di giorno, visto che fra scuola e lavoro generalmente le case sono vuote. E lo stesso vale per lavatrici, lavastoviglie, forni, climatizzatori e chi più ne ha ne metta. Quindi di giorno quanta energia ci serve? E quanta ce ne serve invece di notte? E poi: quanto sono le giornate soleggiate durante l’anno e quante invece quelle in cui il sole sembra non abbia voglia di farsi vedere, soprattutto nelle regioni più a nord? Tutte queste considerazioni ci portano solo in una direzione… spenderemmo di più per acquistare energia di quanta ne guadagneremmo vendendola. Ma una soluzione a questo problema esiste ed è molto più tangibile di quanto si creda.
Negli ultimi anni infatti è venuto alla luce un nuovo tipo di impianto fotovoltaico che ha suscitato fiducia e gioia in chi era indeciso sul montare un sistema solare. Sto parlando dell’impianto fotovoltaico con accumulo, un impianto oltre a fornire ed eventualmente vendere energia è anche in grado di accumularla. Ecco la soluzione al problema. Di giorno l’energia prodotta in surplus verrà immagazzinata in delle apposite batterie di accumulo e verrà poi prelevata quando necessaria ,per esempio la notte o nelle giornate poco soleggiate. In questo modo si avrà una copertura energetica garantita senza dover acquistare a caro prezzo energia dal proprio gestore. E se siamo particolarmente fortunati e viviamo in una zona in cui il sole è forte e cocente per la maggior parte dell’anno riusciremo persino a vendere energia anziché comprarla. Il nostro impianto ci permetterà quindi di ammortizzare i costi dell’installazione e della manutenzione in breve tempo e diventerà per noi una fonte di guadagno. Ecco allora che il binomio “Risparmio e guadagno” inizia a funzionare per davvero.
Se poi si considera che ancora per tutto l’anno 2017, i privati che installeranno i pannelli solari possono godere delle detrazioni irpef del 50%; mentre le aziende avranno un ammortamento del 140% ricevendo così un bonus in denaro il gioco è fatto! Cosa aspettiamo ancora per deciderci a fare un passo in più verso una maggiore coscienza ambientalista che allo stesso tempo ci gonfia pure il portafoglio?
Molti stati oramai stanno adottando una politica volta verso il fotovoltaico. E l’Italia non è da meno. Siamo infatti al terzo posto al mondo per impianti installati. E non c’è da stupirsi. Siamo o no il “Paese del Sole”? E di sole ne abbiamo da vendere, proprio in tutti i sensi.
Ma vediamo nello specifico come funziona un normale impianto fotovoltaico con accumulo. Come si è già detto prima, i pannelli ricevono energia solare. Alcuni pannelli sono perfino in grado di ruotare in base allo spostamento del sole, seguendolo durante tutto l’arco della giornata, come una sorta di grandi girasoli meccanici. I pannelli sono formati da piccole celle in silicio (un materiale in grado per natura di produrre elettricità se colpito dal sole) che generano una corrente continua causata da una differenza di potenziale fra la parte superiore e quella inferiore. La corrente continua deve essere poi trasformata in corrente alternata attraverso un inverter (trasformatore). L’energia elettrica così prodotta è poi resa disponibile per l’uso domestico. È a questo punto che si introduce la novità negli impianti fotovoltaici con accumulo. L’energia viene inviata all’impianto elettrico per essere utilizzata, ma quella in eccedenza viene inviata alle batterie di accumulo che appunto la immagazzinano rilasciandola poi nell’impianto quando quella prodotta dai pannelli non è sufficiente per soddisfare il fabbisogno energetico. Se le batterie sono tali da coprire l’intero fabbisogno energetico domestico si può anche scegliere, eventualmente combinando l’impianto fotovoltaico con uno termico, di staccarsi dalla rete elettrica pubblica. Sempre più persone in tutto il mondo stanno scegliendo questo tipo di impianto. L’attuale tassazione prevede comunque di pagare una quota al gestore di energia elettrica, ma la normativa è in continuo cambiamento.
Ma quali sono le batterie necessarie per questo genere di impianto? Quanto durano? Qual è la potenza garantita? In passato le uniche batterie sul mercato erano quelle in piombo. Queste batterie però erano molto grandi e quindi non indicate a quelle unità abitative che non avevano sufficiente spazio per ospitarle. Ma non solo. Si scaricavano piuttosto velocemente, garantivano un rendimento non particolarmente alto e duravano solo 5-6 anni, dopodiché era necessario sostituirle. Qui subentrava quindi anche il problema dello smaltimento. Già è difficile trovare dove buttare le semplici batterie usate quotidianamente, ma come poterci sbarazzare di una batteria grande quanto un’auto? E a livello ecologico aiutavamo la natura da una parte per poi distruggerla dall’altro. Dopo anni di studi, furono introdotte le batterie al litio. Ed ecco la svolta. Il fotovoltaico con accumulo al Litio. Certo queste batterie sono più care rispetto a quelle al piombo, ma la loro durata è praticamente raddoppiata (garantiscono infatti un rendimento molto elevato per circa 12 anni). Esteticamente inoltre le batterie al litio sono molto più piccole (e la natura ringrazia), esteticamente più belle e si scaricano molto più lentamente rispetto a quelle al piombo. Quindi, anche se più costose, sono decisamente più consigliabili a chi ha una visione a lungo raggio.
A questo punto, scelto l’impianto normale oppure ad accumulo, stabilito se rimanere collegati alla rete pubblica oppure staccarsi e diventare autonomi, deciso il tipo di batteria da acquistare, non rimane che una sola cosa da fare: conteggiare quale è la potenza necessaria per le proprie esigenze. Se vogliamo possiamo metterci a fare i matematici e considerare che generalmente il consumo medio giornaliero di una famiglia è di circa 8-9 kW. Di questi almeno la metà vengono usati la sera e perciò a conti fatti approssimativamente la batteria dovrebbe essere in grado di garantire un accumulo di almeno 4kW. Ma poi ci vengono in mente altre cose… che fare se il giorno dopo è brutto e la batteria non si ricarica abbastanza? E se abbiamo deciso di staccarci dalla rete come faremo se l’energia finisce? Questo conteggio artigianale tiene davvero conto di tutte le variabili? Considera la posizione geografica della nostra abitazione? Il numero medio annuo di giorni di sole è sufficiente per garantire la continuità energetica? Davanti a tutti questi dubbi forse allora conviene chiedere la consulenza di un esperto che possa consigliarci al meglio, tenendo conto delle reali esigenze di ogni singola famiglia, anche visionando le bollette per determinare qual è il consumo medio effettivo. Generalmente ogni ditta specializzata in impianti fotovoltaici fornisce una consulenza gratuita da parte di un esperto, quindi perché non approfittarne?
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Ma ora è giunto il momento di parlare anche della nota dolente… i costi. Difficile fare un preventivo preciso perché il costo dipende dal consumo energetico della famiglia, dal tipo di batteria scelta e dal tipo e dal numero di pannelli da installare. Un impianto base, ad uso domestico, parte da soli 5.500€ per arrivare a 30.000€ nel caso di quelli più complessi. I prezzi del Fotovoltaico con Accumulo possono spaventare, è vero, però si deve tenere conto che i vari componenti stanno iniziando a costare sempre di meno, che le soluzioni scelte (in base all’investimento che si vuole fare) possono permettere l’annullamento della propria bolletta e che attualmente si può godere ancora del 50% di detrazioni irpef sugli interventi di installazione di nuovi impianti. A conti fatti un impianto medio può ripagarsi nel giro di pochi anni. Certo come ogni cosa è necessario considerare anche i costi per la manutenzione, che si devono aggiungere a quelli dell’installazione. Ma in realtà la cosa più importante da fare per garantire il corretto funzionamento dell’impianto, oltre al mantenere i pannelli puliti, è quella di controllare periodicamente la carica delle batterie. Un’operazione fra l’altro non particolarmente costosa.
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